Analog Portfolio 2025: il mio anno in pellicola
Ho sempre avuto la necessità di nutrirmi di curiosità.
Quello che già conosco non mi basta mai: cerco altro, sempre, e questo a volte diventa un piccolo complesso, perché non riesco neanche a godermi davvero i traguardi raggiunti. Appena ne tocco uno, la testa è già proiettata verso il prossimo (anche quando ancora non so quale sia). Sarà la solita storia di chi è del segno dei Gemelli.
film Kodak Portra 800
Negli anni scorsi mi ero appassionato a guardare le cose da vicino, quasi a distanza di respiro. Ne è nato un progetto seriale che ho chiamato Identità.
Quest’anno, invece, ho deciso di rimettere al collo una vecchia fotocamera analogica degli anni ’70: la Nikon FE2 di mio padre, che dormiva da tempo in una cassa. L’ho portata con me ovunque, anche ai matrimoni.
E ho capito subito una cosa: dovevo rallentare!
film Kodak Plus 200
Rallentare la mia fotografia, rallentare il mio pensiero (sempre troppo veloce), e rallentare quel ritmo forsennato con cui ormai siamo abituati a scattare. Il digitale corre: raffiche infinite, correzioni istantanee, esposizioni perfette.
L’analogico no. Ti ferma. Ti chiede di scegliere. Ti impone di guardare davvero.
Con una macchina completamente manuale devi calibrare ogni esposizione, riflettere sulla composizione, accettare che i 36 scatti del rullino finiranno presto. E devi convivere con la magia, e la tensione, di non vedere nulla fino allo sviluppo. Ho provato pellicole diverse, e non so ancora se ho trovato la mia; forse fa parte del gioco.
Questa lentezza, però, mi ha fatto ricordare com’era davvero questo mestiere trent’anni fa: ai tempi di mio padre e dei miei maestri.
I miei maestri, mio padre in primis e poi Henri Cartier-Bresson, Alex Webb e Bruno Barbey, hanno plasmato il mio modo di guardare il mondo. Hanno costruito la fotografia contemporanea partendo dalla pellicola, e sapere che molte delle loro immagini più iconiche sono nate senza schermi, senza anteprima, senza margine di controllo totale, le rende ancora più straordinarie.
Scattare in analogico significa ritrovare proprio quel tipo di attenzione: un gesto più lento, più consapevole, in cui ogni dettaglio conta e ogni errore può trasformarsi in carattere. La pellicola ti mette di fronte ai limiti, e allo stesso tempo ti apre a una magia imprevedibile: quell’imperfezione che non programmi, ma che a volte fa nascere la fotografia più riuscita.
film Kodak TX400
Rallentare.
Un concetto quasi utopico nel 2025, dove tutto corre, tutto si misura, tutto rischia di farti sentire indietro. Ma è necessario.
Me lo ha insegnato la fotografia. Me lo ha insegnato questa macchina.
E forse, di riflesso, me lo sta ancora insegnando mio padre.
Questo non voleva essere un post di riflessioni personali: doveva essere l’introduzione alle mie fotografie analogiche di matrimonio.
Ma è andata così, e forse è proprio così che doveva andare.
film Fujifilm 400
Infine, ma non per importanza, desidero ringraziare Franco Glieca, grande fotografo e professionista della provincia di Chieti. Con lui, nonostante la distanza, si è creato da subito un rapporto di fiducia autentico. Ha sviluppato e scansionato tutti i miei lavori analogici di quest’anno, guidandomi nella scelta delle pellicole e consigliandomi su come ottenere il massimo da ogni scatto. Un contributo decisamente prezioso.
Questo portfolio raccoglie il meglio che ho scattato nel 2025 durante varie feste di matrimonio.
Per completare davvero il mio percorso analogico quest’anno, ho voluto spingermi fino in fondo: ho realizzato dei piccoli album artigianali e tradizionali, proprio come quelli di una volta, quelli su cui si incollavano le fotografie a mano.
Un gesto semplice, quasi antico, che chiude il cerchio e rende l’esperienza analogica completa — dallo scatto al contatto fisico con le immagini.
Se questo racconto e queste immagini ti hanno fatto venire voglia di approfondire il mio lavoro analogico o immaginare un servizio personalizzato, puoi contattarmi qui .
sono felice di raccontarlo con la stessa cura, lentezza e attenzione che questa Nikon continua ogni giorno a ricordarmi.